La nota politica

 
 
 

 

 

La crisi appena iniziata

Servirebbe un Donato Menichella

Se oramai ci si è convinti che serva un piano industriale per il Paese, poiché la crisi ha avuto effetti tali da ricordare le condizioni dell’Italia dell’immediato dopoguerra, c’è poco da fare: bisogna rimettere in piedi l’Iri ed affini. A cercarlo, è evidente che al Paese manca un Donato Menichella, ma si può anche fare di necessità virtù. Non c’è la possibilità di convincere le imprese che se ne vanno a restare, ma si può investire sul patrimonio di personale e di risorse che sono rimaste a terra. Lo Stato non potrà probabilmente produrre automobili, ma forse pezzi di ricambio si, non elettrodomestici, ma almeno il software provare a farlo sì, e se davvero gli ingegneri della Micron, sono il fiore all’occhiello dell’innovazione tecnologica nel nostro Paese, si può puntare sulle loro capacità e pensare ai necessari investimenti per supportarle. Al governo servirebbe capire semplicemente l’importanza del lavoro e fare un inventario della mano d’opera qualificata rimasta senza occupazione per cercare di riorganizzarla, finanziarla, metterla nelle condizioni di darsi delle guide. Si proponga un nuovo inizio industriale, insomma, dove il governo capisca come tagliare i rami secchi che ostacolano un tale percorso – se la burocrazia, leggi e leggine, o regole asfittiche – e possa scommettere sul riprendere a crescere. E’ difficile, ma almeno bisogna provarci. Le banche contano su 7,5 miliardi appena ottenuti dalla privatizzazione della Banca d’Italia? Ne mettano 4 a disposizione per un piano di intervento da presentare anche all’Europa in modo da far capire che vogliamo fare sul serio. E’ inutile che le banche si tengano i soldi nei depositi se il Paese va a scatafascio. Se il Paese non riparte non sarà aggrappandosi al loro capitale che si salveranno le banche. Un progetto per la ripresa può metterlo in cantiere qualsiasi governo di buona volontà, con una sola condizione, e cioè che non ci sia chi convinto che la crisi sia già finita, o che si compiaccia di aver rosicchiato 500 milioni di euro agli emiri, gli stessi che offrono il doppio per la comproprietà di una squadra di calcio inglese. Chi pensa che la crisi sia finita e che tornare con investimenti di 500 milioni di euro dal Kuwait sia un successone, fa bene a partire per Sochi, ma per restarvi. Vediamo che ora inizia a convincersi dell’urgenza di cambiare marcia anche Matteo Renzi che alla direzione del suo partito ha dato a questo esecutivo di panciafichisti 15 giorni di tempo per fare qualcosa. Qualsiasi cosa, perché anche Renzi sarà rimasto colpito dalla violenza espressiva del presidente di Confindustria Squinzi. Non bisogna per forza andare d’accordo con Confindustria ma non si può nemmeno trovarsi tanto a mal partito con il mondo delle imprese come sta avvenendo con Letta ed i suoi ministri. Ce ne è voluto, ma a questo punto sbarazzarsi di Letta è una condizione indispensabile anche per il futuro del Pd e persino le elezioni sarebbero meglio a una deriva come quella a cui il governo ha consegnato il Paese.